Sculture

Certamente dal punto di vista economico il crollo è stato oneroso ma, e soprattutto, dal punto di vista psicologico è stato devastante. (1).

Per non impazzire, ho anticipato il mio programma ed ho iniziato a fare sculture.

L’idea del primo quadro-scultura è nata a Bardonecchia, guardando uno dei ceppi di legno che il pittore Bolley stava tagliando nel giardino di casa, di fronte alla mia, per usarlo come combustibile nel camino.

Ne è nato un quadro-scultura che guardato a 30 m oppure a 10 m ovvero ad 1 metro rende possibili tre letture differenti di quanto è stato raffigurato. Il titolo dell’opera (Guarda dentro di me) evidenzia Le motivazioni sottese all’esigenza di necessità di osservare l’opera/l’autore con modalità differenti e a “distanze” differenti, allo scopo di ricercare e individuarne le sfumature e approfondirne la conoscenza.

Ho iniziato lavorando le pietre, ma mi sono scontrato immediatamente con il problema del rumore che questa attività causava.

Da Torino mi sono spostato a Chieri ma anche qui, nel silenzio della campagna il rumore della mazzetta sullo scalpello risuonava, preciso e nitido, come i rintocchi di una campana. Ma meno gradevole all’udito e, soprattutto, molto invasivo rispetto alla tranquillità totale del sito.

Gli sguardi curiosi dei padroni che erano portati a spasso dai cani sulla strada che correva davanti al garage nel quale mi rifugiavo a colpire, mi infastidiva vieppiù.

Allora necessariamente ho dovuto cambiare la tecnica di lavoro.

Mi interessava molto la scultura non come momento statico ma come situazione di equilibrio delle forme: in un certo senso volevo ricreare l’equilibrio dinamico che la natura ci presenta.

Volevo ridare nuova vita, nuova dignità a materiali e oggetti che gli umani scartavano o, peggio, abbandonavano, ad es. nel mare. L’obbiettivo non era solo quello di innovarne l’impiego o la finalità ma, soprattutto, di dimostrare che la natura è un equilibrio dinamico e che i ns. comportamenti inducono danni gravissimi all’equilibrio del “sistema” e che spesso, in una pluralità di situazioni, i danni sono irreparabili.

L’idea della prima scultura è nata in occasioni dell’effettuazione di operazioni peritali in un procedimento penale. Nel momento in cui il Consulente del Pubblico Ministero ha fatto tagliare una tubazione, collegata ad una macchina di jet grouting, che si era danneggiata e dalla quale era fuoriuscito il fluido stabilizzante ed il pietrisco trasportato. Per questo incidente erano state indagate per “tentata strage” sei imprenditori di sei differenti imprese. L’interno dell’ oggetto, una volta tagliato, ha consentito di vedere la lesione che mi ha immediatamente rammentato una parte del corpo femminile. Ho chiesto al Consulente ed al Custode del corpo del reato se, una volta concluso il procedimento, mi avrebbero consegnato il pezzo di tubazione. Alla domanda che entrambi mi hanno formulato all’istante, una volta esplicitata la mia richiesta è stata: “Cosa ne deve fare”.

La risposta è stata :<>. gli occhi delle sedici persone presenti hanno manifestato stupore e/o incredulità e/o smarrimento e/o forte maraviglia.

Quello che non ho detto agli astanti, è che avevo già in mente il titolo dell’opera: “Il triangolo della vita”.

(1) Esperienza emotiva che, negli anni 2020 e 2021, quella vissuta nel successivo lock down legato all’emergenza del Covid 19, è stata per me considerata quasi come una esperienza sopportabile.

Quello che però l’emergenza ha creato, è stato acquisire la assoluta consapevolezza della totale, colpevole inadeguatezza non solo dei governi Conte e dei ministri che hanno partecipato a governare l’Italia ma anche, e soprattutto, delle centinaia di consulenti che, nei fatti, si sono solo limitati ad apparecchiare colazione, pranzo e cena ai differenti tavoli tecnici ai quali sono stati chiamati a partecipare.

Certamente anche le iniziali ondivaghe e pilotate informazioni fornite dall’OMS non hanno aiutato.

Ciò nondimeno l’inadeguatezza è stata dimostrata dai fatti:

• nell’errata valutazione della pericolosità del contagio che la pandemia poteva creare;
• nell’assenza di un piano organizzato di gestione della pandemia (richiesto già dagli anni 1990) dall’OMS
• da una gestione “politica” della pandemia da parte delle Regioni/Province/Comuni a guisa di “Armata Brancaleone da Norcia”
• nell’approcciare la cura alla pandemia con tecniche da sciamani;
• nell’aver chiesto denaro ai cittadini ,per mesi, in tutti i telegiornali, senza suggerire loro la benché minima indicazioni circa le norme di igiene da adottare sia personali che collettive;
• nell’aver costretto la collettività all’inedia senza curarsi per tempo, in modo adeguato e tempestivo delle conseguenze sociali ed economiche che questo avrebbe comportato;
• nell’aver chiuso le scuole di ogni ordine e grado senza valutare in alcun modo i danni psicologici, relazionali e di cultura che questo avrebbe creato;
• nell’aver obbligato i cittadini a rinunciare a qualsiasi forma di attività culturale senza imporre che la Rai e la Televisione di Stato modificassero i palinsesti, per sopperire a questa carenza. E mi fermo qui, non per mancanza di ulteriori argomentazioni, ma perché altrimenti questo testo da “nota” esplicativa, si trasformerebbe in “Report di analisi”.