Politica

Ancora, a livello mondiale, la classe politica fa finta di non capire che se i popoli migrano, non è per mero divertimento, né per avere una vita agiata.

Le persona migrano nella speranza di poter offrire alla loro famiglia, ai loro figli e a se stessi, una vita. Una vita da vivere.

Quale genitore affiderebbe il proprio figlio di minore età ai moderni schiavisti, se non fosse più che consapevole che se il figlio non tenterà così la sorte, la soluzione alternativa di rimanere nella terra natia implica, comunque, la morte certa.

Per i migranti rimanere dove sono nati, se sono di sesso maschile, vuol dire, comunque, morire.

Se sono di sesso femminile, implica certamente il morire, ma solo dopo che è terminato il loro utilizzo quali giocattoli per il sesso, o per l’accudimento e a crescita del frutto degli stupri subìti.

Quale giovane donna si affiderebbe agli schiavisti, sapendo già che il prezzo da pagare sarà anche il regalo abusato e reiterato del proprio corpo. Meglio arrivare in terra sicura da donna incinta, che rimanere in patria e morire di fame, di sete o per le violenze patite.

L’altro aspetto che è ostico da comprendere per tutti i politici, a tutte le latitudini, è che le disparità economiche non sono più tollerabili. E certamente non affronto l’aspetto etico dell’arricchimento spropositato, solo per il fatto che ne do per scontata l’assoluta immoralità.

Non è accettabile che singole persone detengano patrimoni di decine/centinaia di miliardi di euro/dollari, mentre miliardi di uomini devono riuscire a sopravvivere, invece, con 1 dollaro al giorno.

Se è il sistema economico che consente questo accumulo sconsiderato di denaro, il sistema deve essere corretto. Se la politica mondiale, paradisi fiscali compresi, non modificheranno questo sistema in modo democratico, i disperati, i popoli disperati, i miliardi di persone che diventeranno disperati lo faranno nel sangue.

La storia insegna che le persone si lasciano sfruttare fino ad un certo limite, superato il quale, c’è solo la reazione o, se si preferisce, la rivolta ovvero, se aggrada maggiormente, la “rivoluzione”. In questa ipotesi, chi ha qualcosa da perdere, non è chi fa la rivoluzione, che nulla ha da perdere se non la propria vita (ndr: che tanto è già persa lo stesso, se nulla cambia). Se si presenta una rivoluzione, coloro che hanno da perdere sono solo quelli che sono accaparratori seriali e compulsivi. Colori i quali che detengono il patrimonio o, più correttamente, il super patrimonio.

La natura insegna con semplice ed elementare chiarezza.

Nessun animale è un accaparratore; al più alcune specie di animali accumulano riserve alimentari per la incipiente stagione invernale. In ogni caso nessun animale possiede acquisisce, detiene, accumula e conserva patrimoni in cibarie o, tantomeno, fruisce contemporaneamente di tane in città, in campagna, al mare e ai monti.

(1) In occasione di una cena conviviale presso un club Rotariano era stata invitata una oratrice, che aveva avuto l’incarico di affrontare il tema delle migrazioni.

Fra i presenti alla serata c’era un avvocato sabaudo, fondatore del Club ospitante, dal look sempre bigio, dall’incedere sempre lemme, dall’espressione sempre “di circostanza”, nel modo di porsi sempre supponente e dall’eloquio, comunque, sempre pontificante.

Una figura dalla empatia davvero particolare: unica.

Alla fine della conferenza, come era consuetudine, ci sono stati alcuni interventi di commento, compresa una mia considerazione in merito al fatto che con questi fenomeni migratori avevo l’impressione che ci fosse una sorta di regressione della storia di duemila anni.

Prima che l’oratrice avesse il tempo di rispondere, senza aspettare di essere autorizzato dal Presidente a prendere la parola, con un sorriso a 96 denti, serigrafato sul viso, l’avvocato ha esclamato: << Ma di cosa ti lamenti tu. Abbiamo accettato persino voi  (2) >>

La mia immediata risposta è stata: << Meno male! E’ stata la vostra fortuna. Altrimenti, a quest’ora, sareste ancora a pascolare i tori nella pianura padana.>>

E mentre l’avvocato ha spento il sorriso, senza proferire altro verbo, la serata è continuata come se, per la ns. ospite, l’imbarazzante scambio dialettico non fosse mai avvenuto.

(2) Era sottinteso:”terroni”.

 Mi sun napuli, valadì terun (ndr: la traduzione non letterale per i non indigeni e, quindi, per quelli non di madre lingua piemunteis è “Io sono calabrotto, vale a dire terrone”).

Chissà perché nel decreto Zan si parla di omosessuali, lesbiche, LGBT, negri, ecc. ecc. e sono stati del tutto esclusi i “terroni”.

Bah!

Boh!

Mah!

Certamente è un mio limite, ma non riuscirò mai a capire quelli che componevano/compongono l’attuale multiforme intellighenzia della sinistra italiana

(oggi PD, già  ex Ulivo, già ex DS, già ex PDS, già ex PCI) che sono caratterizzati dal cosiddetto “pensiero a singhiozzo”: un po’ sentenziano e un po’ le sparano.

Ma sempre e solo dall’alto. E nessuno ha mai spiegato loro che qualsiasi misura, quale ad es. l’altezza, è sempre relativa ad un certo riferimento, quindi, non è mai assoluta.

Vladimir Putin (di seguito nullità)

Un paragrafo a parte spetta a questa nullità umana, che non è degna che gli sia attribuita né il genere umano né, tantomeno, e a ragion veduta, il genere animale.

Il Covid ha fatto emergere fra gli umani una solidarietà che nei fatti pareva essere inesistente; la cosiddetta “operazione militare speciale”, inventata dalla nullità, ha rammentato a tutti noi che viviamo in cosiddette “democrazie” che, per quanto possano essere criticabili, imperfette e migliorabili sono così importanti che un intero popolo ha reagito all’invasione, trasformando tutti i cittadini in eroi “comunque combattenti”.

Durante la pandemia del Covid nei talk show sono comparsi ciarlatani, più o meno dotati di titolo di studio, che sentenziavano su tecniche e teoremi scientifici che dagli stessi sono stati partoriti nelle loro notti insonni.

Con la guerra, inventata dalla nullità di cui sopra, dai loro bozzoli sono emersi non delicate e policrome farfalle ma pelosi millepiedi che, pur di fruire di quei 10 minuti di fronte ad una luce rossa di una telecamera, si sono inventati talmente tante, gravi e inascoltabili  menzogne o idiozie, che lo Stato Italiano dovrebbe:

• togliere loro la cittadinanza italiana per abbietto sproloquio;
• rimuoverli dall’incarico, se docenti, inibendo loro, a vita, qualsiasi accesso all’ambito scolastico;
• vietare di pubblicare alcunché, se giornalisti;
• togliere i diritti di parlamentare se politici, vietando loro di esprimersi in pubblico o sui media;
• omaggiare tutti loro, nessuno escluso, di un biglietto di solo andata per la Russia con un viaggio aereo in classe VIP;
• vietare loro il ritorno in Italia, se non dopo 10 anni di vita trascorsa continuativamente ed esclusivamente in Russia.

Molte delle poesie che ho scritto, sono conseguenza dei contenuti dei reportage televisivi e/o giornalistici dei corrispondenti, che operano in Ucraina.

Iran e Afganistan

Da anni, riflettendo sul mondo mussulmano, ho maturato il convincimento che l’Islam si evolverà solo quando le donne decideranno di ribellarsi al loro sistemico annientamento umano.

L’eroismo delle donne afgane e di quelle iraniane, il loro disumano coraggio, la forza dirompente dei loro fogli bianchi agitati orgogliosamente davanti al petto, quasi a fare da bersaglio ai fucili imbracciato dai barbuti, dovrebbe essere per tutto il mondo, cosiddetto occidentale, il segnale della necessità che queste donne devono essere tassativamente aiutate, protette e difese. Al di là degli interessi economici ed energetici correlati con il mondo mussulmano.

Oggi i ragazzi e gli uomini affiancano le donne nelle strade e nelle università, domani le madri e le nonne aderiranno alla lotta e quando si aggiungeranno padri e nonni per il potere e per coloro che lo rappresentano, non ci sarà più alcuna possibilità di sopravvivere.

Certamente le teocrazie o le monarchie di questi paesi sono consapevoli che la loro fine è vicina, anche se il loro approccio per continuare ad esercire il potere, è differente: ad es. con la cieca violenza in Iran e Afganistan o con la corruzione degli occidentali per il Quatar  e, oggi, in modo più che esplicito, dell’Arabia Saudita.

Anche per queste tematiche le poesie che ho scritto, sono conseguenza dei contenuti dei reportage televisivi e/o giornalistici dei corrispondenti, che operano in quei paesi.