2024 03 02 – Alexei Navalny è morto
Finalmente sei riuscito a privarlo del respiro.
Sapere che all’afflato si univano le sue parole di protesta,
questo era inaccettabile, l’intollerabile.
Tu eri l’unico capo assoluto,
il dittatore del << partito dei ladri e degli imbroglioni >>
che, pavido, lo ha avvelenato prima, incarcerato,
condannato poi e in un gulag spedito,
dove la grande madre Russia è come te,
sempre e solo più gelida.
Il vento freddo del Polo Nord ha raccolto il suo afflato, l’ultimo,
senza alcun timore della polizia, lo ha moltiplicato e diffuso nel vento,
e gli ha dato accesso alle città,
ne ha profuso il seme per le campagne,
è divenuto carezza, scivolando sui laghi e sui fiumi,
schiaffeggiando tutti i russi, amorevolmente,
per svegliarli dall’ipnosi nella quale sommersi li mantieni,
drogando loro patria, mente e anima.
Crudele, brevissimo, è stato l’attimo, che ha ucciso Alexei.
I giorni che rimangono, scandiranno, lenti, invece, la paura,
il terrore di essere raggiunto da un qualcuno,
di essere colpito da qualcosa,
che non avrai tempo di conoscere, di capire, di vedere.
Navalny è morto, ma vivono e si moltiplicano i sogni suoi.
Quella vita, sordida, da dorato recluso,
esèrcita te, invece, al buio e al lontano gelo artico,
quello della grande madre Russia.